Tra gli ingredienti che si possono aggiungere ad una birra per caratterizzarla e fortificarla vi è la frutta essiccata come fichi secchi, uva passa e datteri. Ognuna di esse donerà alla nostra birra il suo caratteristico aroma oltre ad essere un enorme fonte di zuccheri fermentabili.
La prima cosa che c'è da chiedersi, è la quantità. Generalmente come dosi conviene partire dai 25.0 e 50.0g/l, che equivalgono intorno ai 100.0 - 200.0g/l di frutta fresca; mentre il limite massimo, è quello di non superare il 50.0% dei fermentabili, e sarebbe a dire tra lo 0.5 e il 1.0kg/l, tutto dipende dal grado zuccherino del mosto e dal contenuto zuccherino della frutta.
Essendo frutta disidratata, si andrà a parlare di un prodotto costituito per almeno il 70.0 o l'80.0% da zuccheri e il 10.0 o il 20.0% da acqua, ciò perché come il miele, il basso tenore di umidità e l'alta concentrazione di zuccheri permette di conservare il prodotto per un lungo periodo, non a caso la si produceva in estate/autunno per essere consuma durante l'inverno. Comunque per via di questo legame invernale con la frutta essiccata, l'ho voluta utilizzare per la produzione di una birra forte e corposa come le barley wine al fine di avere un prodotto che richiami questo periodo.
Un consiglio che vi voglio dare, generalmente nonostante questa tipologia di prodotto si possa definire che si conserva da se non è detto che non abbia conservanti aggiunti. Infatti, essendo questa, soggetta a muffe, molto spesso viene trattata con anidride solforosa (E220) e sorbati (E200 ed E202), i quali possono influenzare la fermentazione, rallentandola oppure generare aromi indesiderati.
Secondo consiglio, nonostante stiamo parlando di frutta e quindi essa è naturalmente ricoperta da uno strato ceroso, chiamato pruina; alcuni frutti essiccati, come l'uvetta, sono lucidati con olio di semi di lino o di girasoli, al fine di rendere il prodotto più accattivante. Questi olii nonostante siano presenti in piccole quantità possono influenzare la tenuta della schiuma nella birra, quindi fate attenzione e leggete le etichette.
Datteri
La palma da dattero (phoenix dactyfera L.) è una pianta forse originaria dell'Africa settentrionale, questo perché essendo la sua coltivazione molto antica questo dato non è certo. Comunque viene oggi coltivata in tutta l'Africa settentrionale, l'Asia minore e l'Arabia.
I suoi frutti essiccati, chiamati appunto datteri, prendono nome dal greco daktylos che significa dito, vengono di solito consumati durante le festività pasquali, e sono composti per 90.0% da una polpa carnosa e il restante da un nocciolo legnoso; la polpa a sua volta è composta per il 77.0% da carboidrati, il 20.0% da acqua e il restante da proteine e fibre. I datteri presentano una consistenza cremosa e un sapore che ricordano molto quello del miele.
Per testare il contributo di questo frutto nella birra, sono andato a fare una piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale sono andato ad aggiungere a fine bollitura 250.0g di datteri snocciolati e sminuzzati (in questo caso dei deglet nour), i quali sono rimasti nel mosto per tutta la fermentazione. Non potendo misurare appieno il loro contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 22.1Br e a fine fermentazione avevo 13.0Br, con un attenuazione apparente del 53.8% abbastanza tipica del Fermentis S-04 utilizzato e un grado alcolico di 8.5ABV.
Parallelamente sono andato a fare un'altra piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale ho aggiunto a fine bollitura 250.0g di questi datteri medjoul snocciolati e sminuzzati, i quali sono rimasti nel mosto per tutta la fermentazione. Non potendo misurare appieno il loro contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 22.1Br e a fine fermentazione avevo 13.0Br, con un attenuazione apparente del 53.8% abbastanza tipica del Fermentis S-04 utilizzato e un grado alcolico di 8.5ABV.
Carrube
Il carrubo (ceratonia siliqua L.) è una pianta leguminosa spontanea del Mediterraneo, la quale produce dei frutti chiamati appunto le carrube, baccelli coriacei di colore marrone, che secondo una leggenda di origine greca, questi sono nati da un corno colpito da un fulmine, infatti, il nome greco è keratonia, presenta influenze con la parola corno keras, che con la parola fulmine keraunos.
All'interno dei baccelli sono presenti dei semi durissimi. Questi un tempo venivano utilizzati nell'oreficeria come unità di misura, per via del fatto che avevano tutti lo stesso peso, 0.2g. Infatti, il seme di carrubo in arabo si chiama qirat da cui deriva la parola carato.
Le fave di carruba prive di semi sono composte per il 50.0% da carboidrati, il 20.0% da fibre, il 10.0% da acqua e il restante da proteine ed altri elementi. Presentano un piacevole aroma di frutta secca e cacao, e un sapore dolce che ricorda il miele.
Per testare il contributo di questo frutto nella birra, sono andato a fare una piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale sono andato ad aggiungere a fine bollitura 250.0g di carrube spezzettate, le quali sono rimaste nel mosto per tutta la fermentazione.
Non potendo misurare appieno il loro contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 21.7Br e a fine fermentazione 13.0Br, con un attenuazione apparente del 50.7% tipica del Fermentis S-04 utilizzato, e un grado alcolico di 8.0ABV.
Fichi
Il fico (ficus carica L.) è una pianta appartenente alle moraceae, stessa famiglia del gelso, ed è l'unico genere a crescere e prosperare in un clima temperato. La pianta è originaria dell'Asia minore, la cui coltivazione, in età classica, si è diffusa in tutto il Mediterraneo.
L'omonimo frutto fresco è l'icona dell'estate, ma quello essiccato un tempo dominava l'inverno, tant'è che oggi giorno lo si vede solo durante le festività natalizie. Esso è composto dal 58.0% da carboidrati (di cui 66.0% zuccheri semplici), 30.0% da acqua, 13.0% fibre e il restante proteine e altro.
Per testare il contributo di questo frutto nella birra, sono andato a fare una piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale sono andato ad aggiungere a fine bollitura 250.0g di fichi secchi sminuzzati, i quali sono rimasti nel mosto per tutta la fermentazione. Non potendo misurare appieno il loro contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 21.4Br e a fine fermentazione avevo 13.0Br, con un attenuazione apparente del 49.3% tipica del Fermentis S-04 utilizzato, e un grado alcolico di 7.8ABV.
Prugne
Benché quando si parla di prugne s'intendono quelle secche, chiamando il frutto fresco susina, si commette uno sbaglio. La prugna è il frutto prodotto dal prugno (prunus domestica L.), albero appartenete alle rosaceae e quindi parente di rose, meli, e ciliegi; originaria dell'Asia minore fu inizialmente introdotta nel Mediterraneo dai Romani e successivamente diffusa in tutta Europa dai Crociati.
Di conseguenza ci tengo ad aggiungere che per susina si parla del frutto prodotto dal susino o susino cino-giapponese (prunus salicina Lindl), originario dell'Asia orientale. Il frutto del susino generalmente si presenta di forma tondeggiante e di colore che varia dal rosso/blu al giallo/verde, con una polpa succosa che difficilmente si stacca dal nocciolo interno. In contrapposizione alla prugna prodotta dal prugno o susino europeo, di forma allungata, con una polpa gialla e carnosa che si stacca facilmente dal nocciolo.
Comunque la prugna secca come il dattero presenta al suo interni un nocciolo legnoso allungato che costituisce il 12.0% del frutto. Mentre la polpa è costituita dal 62.5% da carboidrati (38.0% zuccheri semplici), 33.3% da acqua e il restante da fibre e proteine.
Per testare il contributo di questo frutto nella birra, sono andato a fare una piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale sono andato ad aggiungere a fine bollitura 250.0g di prugne snocciolate e sminuzzate, le quali sono rimaste nel mosto per tutta la fermentazione.
Non potendo misurare appieno il loro contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 21.1Br e a fine fermentazione avevo 12.0Br, con un attenuazione apparente del 55.9% tipica del Fermentis S-04 utilizzato, e un grado alcolico di 8.7ABV.
Uva passa
Tra la frutta secca più utilizzata per i dolci vi è l'uva passa o uvetta, frutto disidrata della vite (vitis vinifera L.), pianta originaria dell'Asia minore e diffusa dai Romani in tutto il Mediterraneo, anche se oggi viene coltivata in tutto il mondo la dove si presenta un clima di tipo mediterraneo.
Tra le uve passe o passite più conosciute al mondo vi sono quella di corinto e quella sultanina, rispettivamente uvetta nera e bianca, utilizzate molto perché apirene, quindi naturalmente prive di semi. Ma per la produzione di uvetta si possono usare varietà da tavola con pochi semi come lo zibibbo.
L'uvetta è solitamente costituita per il 79.5% da carboidrati, il 15.0% da acqua e il restante da fibre e proteine.
Per testare il contributo di questo frutto nella birra, sono andato a fare una piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale sono andato ad aggiungere a fine bollitura 250.0g di uva di corinto, la quale è rimasta nel mosto per tutta la fermentazione. Anche se quella che sono riuscito a trovare conteneva solo il 69.0% di zuccheri semplici ed un umidità del 24.0%. Non potendo misurare appieno il suo contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 22.2Br e a fine fermentazione il valore ammontava a 13.0Br, con un attenuazione apparente del 54.5% tipica del Fermentis S-04 utilizzato, e un grado alcolico di 8.6ABV.
Mentre parallelamente sono andato a fare un'altra piccola cotta di barley wine, 5.0l a 20.0Br, al quale ho aggiunto a fine bollitura 250.0g di uva sultanina, la quale è rimasta nel mosto per tutta la fermentazione. Anche questa conteneva solo il 69.0% di zuccheri semplici ed un umidità del 24.0%. Non potendo misurare appieno il suo contenuto zuccherino, ho teorizzato pervio calcoli, che il mio mosto partiva da 22.2Br e a fine fermentazione il valore ammontava a 13.0Br, con un attenuazione apparente del 54.5% tipica del Fermentis S-04 utilizzato, e un grado alcolico di 8.6ABV. Senza deludere le aspettative.
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